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Sono un web product manager [ogni volta che mi fanno questa domanda mi chiedo perchè non ho fatto un mestiere che ha una definizione semplice e puntuale. Che sò: idraulico, giardiniere, falegname, dottore, avvocato...]. Lavoro da un paio di anni in Banzai Consulting e sono appassionato della mia professione. Questo blog è nato per pura deformazione professionale ed oramai mi ci sono affezionato ;-)

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Sicurezza Stradale

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Riporto il testo presente sul sito del Ministero della Salute relativo alla sicurezza stradale: "Gli incidenti stradali provocano ogni anno in Italia circa 8.000 decessi (2% del totale), circa 170.000 ricoveri ospedalieri e 600.000 prestazioni di pronto soccorso non seguite da ricovero; rappresentano inoltre la prima causa di morte tra i maschi sotto i 40 anni. Il gran numero di persone che subiscono lesioni, più o meno gravi, in seguito ad incidenti stradali costituiscono la prova che, anche in termini di costi sociali legati all’assistenza e alla riabilitazione, ci troviamo di fronte ad una “emergenza” non trascurabile. E’ del tutto evidente quindi che le problematiche legate alla sicurezza stradale, pur nella molteplicità dei fattori implicati e degli organismi ed enti interessati ad azioni preventive e correttive, costituiscono certamente un aspetto primario della Sanità pubblica. E’ diventato prioritario, pertanto, individuare continuamente nuove strategie di prevenzione che consentano, a breve, medio e lungo termine, di porre un argine a questo allarmante fenomeno dei nostri tempi". Questa è tutta l'informazione che viene fornita sul sito del ministero. Sono presenti altre 3 o 4 sezioni con dati statistici, grafici a torta e qualche documento in PDF.Il Ministero dei Trasporti ha invece realizzato un sito dedicato dal nome La Sicurezza non è un limite ma anche qui continuo a vedere sempre le stesse campagne di sensibilizzazione e informazioni aride e poco incisive dal punto di vista emotivo e culturale. Per quale motivo gli unici provvedimenti presi sono stati soltanto quelli sanzionatori (multe più severe e introduzione dei punti patente) senza preoccuparsi di sensibilizzare 'i motorizzati'? Sono necessari messaggi forti e duraturi che possano mutare nel tempo la cultura, la consapevolezza, l'immaginario collettivo del popolo italiano. Non è possibile realizzare soltanto campagne pubblicitarie che ciclicamente girano su radio, tv e stampa. Non sono sufficienti e non hanno effetti a lungo termine, forse riescono ad avere solo effetti immediati. Una campagna pubblicitaria è un messaggio esplicito per far compiere un'azione: l'aquisto di un prodotto. Utilizzare il format dello spot pubblicitario per sensibilizzare non è vincente, non funziona. E' ormai noto agli specialisti della comunicazione e del marketing che nell'attuale società di massa un prodotto deve essere indotto attraverso modelli estetici e comportamentali diventano poi di moda e tendenza. E allora cerco di immaginare qualcosa che riesca a diventare una moda, una tendenza, un modello da emulare...
Ecco la proposta: una sit-com oppure una serie tv che nasconda il messaggio trasmettendolo secondo i format tipici di un prodotto televisivo, creando quei modelli comportamentali da emulare relativi ad una guida sicura. Non un qualcosa di didattico ma un modello come ad esempio la serie tv dei Chip's con Frank Poncharello e John Baker che avevano un messaggio molto forte verso la sicurezza stradale.

Comments (7)

Il discorso non fa una piegà, aità.

Qualche riflessione:
Le campagne di sensibilizzazione sociale nel nostro Paese sono per lo più ritardate, consuntive più che preventive. Si cerca di contenere/ridurre un atteggiamento sociale ormai già diffuso e condiviso e quindi presente nella cultura del Paese.
Scoraggiare un atteggiamento (negativo) presente in una cultura è difficile (se non impossibile) perchè la cultura non è solo comunicazione, ma anche e soprattutto vita vissuta e accettazione, e nel tempo si radica.
Senza divagare troppo, come te vedo uno scollamento fra la corretta comunicazione sociale e la realtà culturale nostrana.
Il destinatario del messaggio (tutti noi) non accetta l'emittente (ministero/tv/radio/ecc.) ed allora, come suggerisci, bisogna mettere lo zucchero nella medicina amara, altrimenti chi la beve? Ci si sta arrivando attraverso le fiction (molto attiva la lux vide in questo senso, e non aggiungo altro).
Velate forme di sensibilizzazione sociale esistono in alcune fiction famose (es. il maresciallo rocca o negli innumerevoli "medici in famiglia").
Oltre alla sicurezza stradale s'incamuffano sotto forma di spettacolo indicazioni su immigrazione, evasione fiscale, ambiente e sicurezza stradale.
Una sit-com specifica sulla sicurezza stradale? sarebbe divertente e interessante...il rischio è l'eccesso di moralismo...io la vedrei come delle divertenti "pillole" di 10 minuti da poter far passare tanto in tv che su altre piattaforme.

Come cantavano i litfiba in "Apapaya"-"si può estrarre il cuore anche al più nero assassino, ma è più difficile cambiare un idea"...il che non significa non tentare, ce vo tempo :-)

appendice o appendicite, fate voi:

nei paesi anglosassoni, ma non solo un aiuto alle politiche sociali arriva molto spesso dai "cultural studies", cioè quegli studi che (nelle università e non) si occupano delle pratiche e delle realtà sociali (dalla droga alla sicurezza stradale). Sono studi sul campo, fra la gente, e sono commissionati da chi fa campagne di comunicazione sociale.
Ah, come al solito una delle idee base dei "cultural studies" nasce da un italiano, un certo Antonio Gramsci.

ad maiora

Perfettamente d'accordo con Aitan e Lino.. le campagne di sensibilizzazione sociale nel nostro paese mi sembrano sempre intempestive ma soprattutto inadeguate. Guardate il sito e lo spot della campagna "la sicurezza non è un limite". Testimonial? MARIA MONSE'...Linguaggio utilizzato? in home page c'è questo simpatico proverbio cinese:

"Dice il saggio: chi in moto vuole andale sopra il capo il caschetto ha da poltale, e se in macchina vuol viaggiale le cintule devi allacciale!"

Davvero divertente... ma chi l'ha pensata??

L?ha pensata Bartolomeo Pestalozzi in arte...Stanislao Moulinsky :-)

Le Pubblicità Progresso e le comunicazioni sociali di Mediaset sono le peggiori...una melassa senza effetto.

Ai miei cari e assidui lettori (Lino e Tieche). Non pensavo a qualcosa di troppo educativo e moralista. L'abilità sarebbe proprio quella di realizzare un format tv secondo tutti i crismi del mercato ma che abbia al suo intertno (e ben nascosti) dei modelli positivi. Facendo colazione questa mattina ho rivsito un'altra puntata dei ChiP's: in quella serie tv la sicurezza stradale, i sani principi di onestà e umanità sono a dir poco estremi per la società di oggi. Il format deve nascondere il messaggio (educativo) che però non dovrebbe mai essere moralizzatore.
Dovrebbe essere formativo più che educativo. Le persone non sanno cosa succede se un'automobile a 100 km\h prende una pozzanghera e dei rischi che corrono. Le persone non sanno come reagisce la propria autovettura in discesa percorrendo una curva se incontrano dle brecciolino: quando lo scoprono è perchè hanno fatto un testacoda e sono finiti in una scarpata! Si dovrebbero trovare i 'topics' da trattare per poi farcirli con una storia, dei personaggi, una colonna sonora, i gadgets, la pubblicità. Insomma stiamo parlando di un prdotto tv! Un Beautiful dove la famiglia allargata non si occupa di alta moda ma possiede una scuola guida :-)

l'idea di utilizzare un programma tv per educare mi fa paura. Sicuramente la tv è il mezzo "coercitivo" più forte che ci sia, ma arrivare a dare una educazione stradale attraverso la tv significherebbe la fine. Non intendo dire che sia una cattiva idea, anzi, ma la maleducazione stradale è una realtà che fonda le sue radici nella mancanza di educazione e rispetto delle regole. Non sono un moralista nè un bacchettone, ma facendo il lavoro che faccio (e questo mi rende maggiormente sensibile a certe cose) mi rendo conto che mancano le basi dell'educazione in generale. Si è arrivati al punto di dover punire con un'ammenda chi non usa il casco. Se Pinco Pallino non usa il casco, al vigile o al poliziotto, non gliene frega niente, è a lui che arreca danno, così come per le cinture. E questo non si riesce a far capire alla gente. Quando si passa col rosso lo si fa perchè si sta facendo tardi ad un appuntamento o perchè stare fermo ad un semaforo significa perdere tempo. In realtà non fermarsi al semaforo significa anche non rispettare una regola comune, che viene imposta da un Decreto Legislativo, ma che dovrebbe essere rispettata per convenzione senza obblighi. Dovrebbe essere il rispetto nei confronti degli altri a farci fermare e far passare un pedone sulle strisce o a dare la precedenza a destra. Invece si corre, si svicola, si taglia sul marciapiede perchè alla fine quello che conta è che IO devo arrivare a destinazione. Partiamo da casa per andare a lavoro e quello conta. Se nel tragitto si incontra una persona che attraversa un pedonale, è vista come un ostavola da agirare. Il problema è che spesso quell'ostacolo non viene agirato ma viene abbattuto! No ci si rende conto che l'incidente può capitare a tutti (noi, Valentini Rossi, compresi) l'incidente capita solo agli altri. Ma come diceva Umberto Tozzi (concedetemi la citazione) gli altri siamo noi. Tutto sto pippone per dire che l'amministrazione si è resa conto che l'unico modo per fronteggiare un disagio è quello di reprimere, perchè per educare, quì, non ci sono fiction o Montessori che reggano...quì il problema è radicato.

Z.F.

Anonimo Z.F. :-) hai ragione il problema è radicato ma questo non è un motivo per affrontarlo a dovere e quindi sradicarlo. E' vero anche il fatto che viviamo in una forma di individualismo molto spinto ma in altre realtà si è riusciti a far cambiare 'l'immaginario collettivo' della gente...Non so forse mi sbaglio ma credo che si possa fare. La tv purtroppo per le masse è una forma di 'credo'. E' il 'verbo' che condiziona la moltitudine e potrebbe essere anche usata per fini educativi.