Tags Internet , Libro mondo , Media Culture , social design , social network , social studies , web 2.0 , Web Culture
Il libro"Groundswell - winning in a world trasformed by social technologies" (edito da Forrster Research) fornisce preziose informazioni per analizzare e quindi fare business nel nuovo mondo trasformato dai social media dove gli utenti sono radicalmente cambiati da semplici user-consumer a user-creator. L'utente è polverizzato tra diversi media ed ha ruoli diversi a seconda del media: può essere un semplice spettatore oppure un creatore di contenuti. In Italia gli utenti web sono circa 24,5 milioni e ovviamente la fascia maggiormente coinvolta e attiva nella fruizione e alimentazione di internet è quella compresa tra i 18 ed i 24 anni. I dati di seguito riportati li ho estratti da un tool online fornito proprio dalla Forrster che consente di definire età, paese e sesso degli utenti web per avere un quadro di come questi si distribuiscono sulla Rete in una forbice che va dal "creatore" fino all'utente 'inattivo' che utilizza il web come se fosse una tv con un telecomando che gli permette uno zapping multimediale :-) Aumentando la fascia di età e\0 cambiando il sesso da maschile a femminile i dati percentuali variano notevolmente. Ovviamente diminuiscono i "creatori".
Questo studio è molto prezioso ma non capisco alcune cose:
a) perché la fascia di età più giovane è tra i 18 ed i 24 anni? Gli utenti web e soprattutto i creatori sono sempre più giovani. Creano spazi su Myspace, Facebook oppure blog per raccontarsi, condividere video, musica e foto.
b) le metodologie di investimenti pubblicitari devono cambiare paradigma, non possono utilizzare quello dei media tradizionali come la tv dove l'analisi si basa semplicemente su 5 canali e 30 milioni di utenti che si distribuiscono a seconda di date fasce orarie su quei pochi canali a disposizione. Quegli utenti passivi possono solo cambiare canale o nella migliore delle ipotesi possono fare la cosa migliore spegnere la tv e accendere internet!
Quindi si deve cambiare approccio. Il web. i digital media, gli utenti che sono partecipativi e soprattutto polverizzati tra milioni di canali (cioè pagine e spazi internet) dettano un nuovo mondo con nuove regole che forse non sono ancora state ne definite ne scritte. Fare business su questi media è molto articolato e complesso ma è estremamente stimolante. Bisogna però smettere di pensare di avere di fronte una massa definita di spettatori facilmente suddivisibile in fasce di età, sesso, livello culturale e sociale e area geografica. L'accesso al media è cambiato e la possibilità di creare un canale (uno spazio web) con poche risorse e costi bassissimi che può potenzialmente raggiungere milioni di persone in tutto il mondo e superare gli 'indici di ascolto' non solo del programma tv in prima serata ma anche del sito web costato milioni di euro deve modificare la prospettiva, l'approccio. In che modo? Forse ascoltando, osservando e confrontandosi sempre di più con il popolo della Rete.
Ciao Gae, e come non essere on te. Un paio di considerazioni:
l'età di chi usa il cellulare è sempre più bassa, si arriva anche a sotto i 10 anni, forse hanno scelto 18-24 anni per la numerosità del campione (nel caso quello internazionale) oppure per la capacità di generare contenuti su cui fare business. Entrambe le cose sono legate fra loro.
Il modello pubblicitario del broadcast non regge più, ma da noi il mercato non è ancora maturo per queste cose, questione culturale e non solo. Per chi ha in mano il mercato pubblicitario non è facile riposizionarsi senza perdere i profitti ;-)
qualcosa si muove, http://www.fantauditel.com/
dai un'occhiata anche qui http://www.mypronostic.com/home.php?lang=en
http://www.tecnoetica.it/2008/04/30/grillo-silenzio-stampa-e-rumore-web/
http://www.tecnoetica.it/2008/03/02/dottor-house-datamining-di-un-successo/
Lino
Grazie per le risorse interesanti