In principio era ARPANET la prima rete di trasmissione dati a pacchetto. Era la fine degli anni'50 e gli Stati Uniti cercavano un modo di comunicare in modo sicuro senza essere intercettati dall'Unione Sovietica. Era il periodo della Guerra Fredda. Il progetto militare venne poi sviluppato anche in ambito universitario fino al 1974 anno in cui il protocollo di trasmissione dati TCP\IP non diventa uno standard riconosciuto: nasce ufficialmente Internet.
Dobbiamo aspettare ancora decenni prima che la sua diffusione diventi world wide: prima l'avvento dei personal computer, poi i sistemi operativi con le interfacce grafiche a finestra (Apple e Windows) fino all'avvento dei browser web, delle e-mail, gli Internet Service Provider...E' una storia nota a molti. Sorvolando il boom puramente speculativo della fine degli anni '90 e l'inizio del 2000 ci troviamo oggi nel 2006 ad una nuova Era del sistema di comunicazione a pacchetto (Internet appunto). Non esiste più una netta linea di demarcazione tra la fonte, la sua modalità di distribuzione e la fruizione del dato. Intenet è finalemnte diventato e usato come un Nuovo Media.
L'autore dell'informazione tende sempre più a coincidere con il navigatore web. Stanno scomparendo queste due figure tipiche dei mezzi di comunicazione tradizionali come radio, tv e stampa dove c'è chi produce e distribuisce informazione e chi ne fruisce in modo passivo leggendo, guardano e ascoltando. Internet consente di avere un proprio spazio per realizzare un sito a costi irrisori, è possibile avere un blog, partecipare a newsgroup e forum, contribuire all'arricchimento dell'enciclopedia Wikipedia oppure è possibile utilizzare strumenti Open Source come TikiWiki.
Insomma sta per scomparire il navigatore? Il net surfer? Tutti possono pubblicare su internet le loro idee, le loro foto, i loro video. I software non sono più protetti da licenze e possono essere liberamente utilizzati per uso personale basta citare e ringraziare l'autore...Esistono nuovi modelli di copyright (Creative Commons) dove l'autore sceglie come terzi possono disporre dei contenuti.
Insomma per chi non se ne fosse accorto è in corso una vera Rivoluzione Digitale. Immaginate cosa succederebbe se nel sistema Televisivo Italiano gli strumenti (soprattutto) e le leggi permettessero a chiunque di distribuire contenuti, avere una propria emittente con un palinsesto... cambierebbe completamente lo scenario. Non posso prevedere il futuro ma sono esaltato all'idea di essere nel bel mezzo di questo cambiamento.
Il video di seguito riportato è la presentazione di tutti gli strumenti interattivi presentati e proposti da Google.
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Nice idea with this site its better than most of the rubbish I come across.
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Oggi sulla StampaWeb leggo un articolo relativo alla nuova legge che regola il sistema Radio Televisivo. A quanto pare Bruxelles ha aperto un rocedimento contro la legge sancita dall'ex Ministro Gasparri a causa di violazioni dell'antitrust tutte a vantaggio della Rai e di Mediaset. Si sono spartiti i canali disponibili sull'etere\analogico e anche quelli del digitale prima ancora dello switch-off...Ho sperato in una Rivoluzione Digitale anche per il sistema RadioTelevisivo italiano dato dalla tecnologia accessibile in termini economici e non certo dalle leggi che sono state fatte dagli anni '50 fino ad oggi. La Tecnologia Digitale permette di produrre e distribuire contenuti audiovisivi a costi molto contenuti rispetto agli investimenti che si devono sostenere per un emittente analogica. Questo ha subito stimolato i creativi e messo un moto idee e proposte per offrire al pubblico nuovi canali tematici verticali. Ho partecipato a numerosi incontri al riguardo nel 2004 e sembrava che ci fossero tutti gli elementi: le teste pensanti e la tecnologia. Ma non sussiste un elemento fondamentale nel sistema radiotelevisivo: caos anarchico :-)
non credo si tratti di caos anarchico.
una legge fatta da un ministro di un governo presieduto dal proprietario del gruppo televisivo privato piu grande d'italia mi fa pensare ad un leggero conflitto d'interessi, non credi? ben venga l'intervento di bruxelles.
Non mi sono spiegato bene. Viva il 'caos anarchico' del web 2.0 dove tutti a basso costo possono contribuire alla vita di Internet. Viva la formazione di idee, iniziative, social network, newsgroup autoprodotti. Tutto quello che non si può fare in TV. Daccordissimo con teche l'ex ministro è amico del proprietario di Mediaset che tra l'altro per 5 anni è stato anche il Premier del Governo Italiano. MA queste sono solo delle nostre illazioni pure di fondamento ti pare che c'era un conflitto d'interessi?!? ;-)
A proposito del tuo post, non credo alla scomparsa del navigatore in rete, ma sono d'accordo con te sulla forza e sull’appeal del cosidetto Web2.0 (chissà se la casa editrice O'reilly, inventrice del termine, lo brevetterà in futuro? e chissà se la licenza sarà creative commons!), un qualcosa di naturale, un assioma della comunicazione: gli uomini usano la tecnologia (qualsiasi, anche le mani sono tecnologia) per comunicare…mica per fare semplice downloading, come hanno fatto credere i fornitori (piccoli e grandi) di tecnologie e di servizi (ed i media meno indipendenti) per troppo tempo, "gonfiando la bolla della nuova economia".
L'uomo "scaricatore" è sorpassato, ora “l'homo communicans” si re-la-zio-na!
Oh bella, orsù, ma non lo faceva anche prima?
ora ha nuovi strumenti...
mmmmmhhhh, ma forse lo faceva anche con i vecchi strumenti e qualcuno glieli nascondeva (Napster è del 1999) o li "spingeva" poco .
Arpanet (fine anni sessanta) era basata su una filosofia P2P, cioè sulla comunicazione e non sulla navigazione e lo "scarico" di contenuti. Il relazionarsi è qualcosa di indelebile per gli umani, oserei dire di inalienabile, anche il più solitario degli uomini lascia un segno per relazionarsi (L’arte è nata così, più o meno)
Il sarcasmo non è per il tuo post gaetano o per i contributi al post, ma per i "grandi strateghi" della rete e delle tecnologie della comunicazione, è per i grandi paroloni giornalistici e sensazionalistici, è per l’(ab)uso del linguaggio specialistico! Non è un "j'accuse", e chi sono io per alzarmi a tanto, ma un’esortazione al buon senso.
Come al mio solito ho divagato, e sciabolato a vanvera, ed allora tornando a bomba sul web 2.0 e sui blog, tanto per citare una voce critica (ma costruttiva), Danah Boyd (http://www.danah.org/) scrive delle cose interessanti sulla "blogosfera" e sul "social networking", di cui si fa un gran parlare (interessante la sua analisi dei blog collegata alla politica ed alla società, qualcosa che secondo me sperimenteremo presto anche da noi), i suoi lavori (in inglese) si possono scaricare, udite udite, dal suo blog (http://www.zephoria.org/thoughts).
Per il sistema radiotelevisivo, sono d’accordo, ma è una storia che si tira avanti da tanto tempo.
La regolamentazione del servizio radiotelevisivo è stata sempre fatta a consuntivo (per interesse di tutti finchè l’interesse non è diventato di pochi, a volte di uno solo) e la corte costituzionale è intervenuta diverse volte imponendo al parlamento di legiferare in proposito. E’ scritto nero su bianco nei libri di Diritto della Comunicazione. Come del resto, cum granu salis, le considerazioni sulle conseguenze economiche del Digitale Terrestre in Italia http://www.mediazone.info/site/it-IT/TEMI/Temi/Conseguenze_economiche_del_DTT.html.
Quando le tv “da strada” e “di quartiere” (le cosiddette “telestreet”) godranno di maggiore interesse e capacità ne sentiremo delle belle…ooops, ne vedremo delle belle ;-)
Iniziano i tentativi di monopolio sulla IPTV e qyalcuno già protesta...
Articolo su Punto Informatico contro il tentativo di Telecom di accentrare i contenuti IPTV attraverso il suo canale di trasmissione
http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1584509
Riporto di seguito un estratto della mozione fatta da alcune associazione per impedire un leggittimazione da parte di grandi gruppi di controllare anche la TV over IP.
http://www.regoleperiptv.it/index.php
La neutralità del mezzo trasmissivo è ormai connaturata in noi grazie all'esperienza quotidiana che ne facciamo. Anche Internet, per come la conosciamo oggi, non è discriminatoria: ogni utente, a prescindere dall'operatore di accesso, può fruire liberamente di qualunque contenuto, a prescindere di quale operatore venga usato dall'editore. Questa libertà è un valore che non deve andare perduto.